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Un vero sogno per i bikers appassionati di storia, ma che non vogliono assolutamente rinunciare ad un’avventura a 360° in uno dei più suggestivi paradisi naturalistici. Pedalare…e ancora pedalare…o semplicemente camminare all’aria fresca, prendendosi il giusto tempo per godere delle meraviglie che si trovano intorno. E la bicicletta è la compagna di viaggio ideale, in un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, ai piedi di Nuraghi, complessi archeologici, monumenti naturali. Qui, tutto diventa patrimonio dell’umanità!

L’itinerario escursionistico, alla portata di tutti, si sviluppa ad anello e pertanto può essere percorso in entrambe le direzioni. Si parte ai piedi del primo grande monumento naturale, Scala di San Giorgio, nel territorio di Osini.

Per “scala” la gente del posto intende un accesso ripido ed accidentato attraverso una balza rocciosa. Nel caso specifico si tratta di una gola molto angusta, attraversata da una strada asfaltata proveniente dal vicino abitato di Osini. La gola è il risultato di un insieme di fratture verticali delle masse rocciose.

Una di queste, conosciuta con il nome di “Sa Brecca ‘e Usala” è davvero impressionante. La fenditura attraversa per intero, in senso verticale, la parte Ovest della gola sprofondando con uno sviluppo complessivo di quasi 100 metri. E’ scrutabile, senza l’uso di tecniche speleologiche, seguendo una gradinata che ne consente l’accesso ad un’apertura laterale, oppure dall’alto, guadagnando la sommità delle pareti con un sentiero proveniente dall’altipiano. Singolare il fatto che solo durante l’estate, dall’interno venga fuori un soffio di vento alla temperatura costante di 9°, mentre in inverno il fenomeno è assolutamente inesistente.

L’aspetto della gola, singolare e maestoso, suscita grande suggestione per l’altezza delle pareti e per la breve distanza che intercorre tra esse. Nel suo punto più profondo, la verticalità può superare i 50 metri. Un breve viottolo in salita, inframmezzato da gradini, consente di raggiungere uno spettacolare punto panoramico posto sulla parete Est.

Da qui la vista può spaziare su di un altro monumento naturale, il vasto scenario della Valle del Rio Pardu, dove si scorgono pascoli, boschi e macchie, coltivi, piccoli borghi e all’orizzonte il mare. Nel caso dei comuni di Gairo ed Osini, è facile distinguere i loro vecchi abitati, abbandonati nel dopoguerra a causa di fenomeni franosi ed oggi deserti, ma in parte restaurati e visitabili.

Volgendo lo sguardo ai piedi della rupe, “Scala di San Giorgio” affonda le proprie radici nella leggenda che racconta un miracolo operato dal Santo vescovo di Suelli, di nome Giorgio il quale, giunto da Seui sul far della sera, in prossimità delle alte pareti che sovrastano Osini, che non era possibile oltrepassare o scalare facilmente, con gli occhi rivolti al cielo elevò una preghiera e ordinò alla massa calcarea di squarciarsi, al fine di agevolare il suo passaggio per l’abitato. Il Santo poi, a sollievo dei viandanti, fece scaturire in modo prodigioso una fonte d'acqua freschissima, alle quali venivano attribuite proprietà miracolose. In ricordo del santo è stata collocata una sua piccola statua su una parete rocciosa di fronte alla Scala.

Sono interessanti da osservare grossi blocchi di roccia che hanno subito il distacco ed il crollo delle pareti sovrastanti, sia in epoche remote sia in tempi recenti. Il sito, che gode di una posizione dominante, è ancora oggi chiamato “Su Casteddu”. Il toponimo prende origine dalla tradizione popolare che narra dell’esistenza di un’antica fortezza a guardia del passo. È presente un importante punto informativo turistico alle cui spalle si possono rinvenire i resti di un santuario punico.

Muovendosi da qui in senso antiorario, verso Nord, il sentiero si snoda per un chilometro fino a raggiungere Punta Su Scrau (1032 mt) che costituisce un sensazionale punto panoramico su un territorio a dir poco delizioso. È presente inoltre il punto di vedetta, che si consiglia di visitare per la sua peculiarità architettonica. Da quest’altura suggestiva, sempre attraverso strada sterrata, si discende proseguendo il tragitto che ci offre poco più avanti altri due straordinari belvedere: quello di Perdu Cuccu e quello di Is Arenas.

Ancora una volta la pace dei luoghi e l’incredibile visuale delle vallate sottostanti, invitano a sospendere la pedalata o il cammino e goderne appieno, prima di raggiungere il complesso nuragico più bello e meglio conservato dell’intera Ogliastra: il Nuraghe Serbissi, straordinario sia per la maestosità che per la posizione dominante sul territorio circostante. Una vista mozzafiato: a Nord domina il Gennargentu e il vicinissimo Perda e Liana, altro monumento naturale, sito nel comune di Gairo. A Sud altipiani e montagne fino alla linea dell'orizzonte.

Il complesso nuragico è composto da una torre centrale e da altre 3 torri, una a Nord, una a Sud ed una ad Ovest. Tutte le torri sono unite tra loro da un bastione murario. La torre principale è alta circa 6 mt, con un diametro di 10 mt. Sotto il nuraghe, ad un altezza leggermente inferiore, circa 20 mt più a valle vi è una grotta, un tunnel naturale che permette di attraversare la montagna sottostante il nuraghe da Sud a Nord e viceversa. Pur non essendo grandissima, è di notevole dimensioni ed è visitabile con l’ausilio di una torcia; probabilmente venne utilizzata a suo tempo come rifugio non solo occasionale e come luogo di conservazione delle derrate alimentari. Lo dimostra il fatto che fino a pochi anni fa i pastori la usavano agli stessi scopi: riparo per il bestiame e per se stessi. A valle è presente una Tomba dei Giganti con una sorgente. Nelle vicinanze, nonché all'interno della grotta, sono stati ritrovati frammenti ceramici e diversi reperti, così come pure negli altri nuraghi.

Tornando sui propri passi, si prosegue il sentiero in direzione Sud, fino ad incontrare la splendida grotta di Su Lioni, anch’essa visitabile, dalla quale è possibile spaziare con lo sguardo ed ammirare la valle di Gairo Taquisara, caratteristica per la sua stazione ferroviaria: si può assistere anche al passaggio del Trenino Verde e addirittura sentirne il fischio!

Da qui, ancora su sfondo sterrato, si raggiunge una seconda torre nuragica, Nuraghe Urceni. Il complesso è formato da un nuraghe e da vari edifici circolari protetti da un alto muro nel lato più esposto. Il nuraghe è del tipo monotorre semplice, e si trova in stato di conservazione discreto nonostante la tholos che copriva la camera sia quasi del tutto crollata. Ben conservata è invece l'imponente scala, ricavata nello spessore murario, che portava al piano superiore o terrazza.

La caratteristica che più colpisce è senza dubbio la grande porta d'ingresso, che presenta un'altezza molto superiore rispetto alla media e che è tanto più singolare relativamente alle dimensioni ridotte del nuraghe stesso. Molto particolare è anche l'ubicazione su uno sperone roccioso che forma uno strapiombo di qualche metro, proprio nel lato dell'ingresso. Dietro il nuraghe si trovano numerosi edifici circolari, alcuni dei quali conservati particolarmente bene e caratterizzati da nicchie alle pareti. Il complesso è protetto da alte mura, in buono stato di conservazione, attraverso le quali si apre un ingresso a corridoio.

Ora l’itinerario si inoltra in discesa verso l’altipiano e conduce direttamente ad una bella sorgente d’acqua, Funtana Urceni e ai resti di un insediamento romano. Si prosegue e si raggiunge la colonia di Taccu, punto di ristoro attrezzato e dotato di vari servizi.

La strada, ormai asfaltata, conduce a visitare altri due nuraghi degni di nota: prima il Nuraghe Sanu, di tipo monotorre, conservato discretamente, ma anche in questo caso l'interno è inaccessibile per i crolli che ingombrano l'interno e l'ingresso del nuraghe. Nelle vicinanze si trovano le due Tombe dei Giganti, di ognuna delle quali si conserva solo il filare inferiore di pietre, sia nella camera funeraria che nella facciata; successivamente il Nuraghe Oruttu, monotorre, non ben conservato: le murature si conservano solo per pochi filari e l'interno è ingombro di crolli.

L’itinerario si conclude con l’arrivo a Scala San Giorgio.